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Roberto Venneri

già a 8 anni mi veniva concesso di sistemare i bignè nei pirottini

ROBERTO VENNERI

Fin da piccolo ho sempre avuto un interesse particolare per questo magico mondo di zucchero e vaniglia.

Abitando infatti sopra la storica pasticceria di famiglia, ho sempre ammirato i miei parenti, e soprattutto mio padre e mia nonna – le due persone che più hanno dato l’anima in quest’avventura – impegnarsi perché il bar funzionasse: una cosa che mi ha sempre molto emozionato.

Mi facevo trasportare dai profumi inebrianti che aleggiavano nella pasticceria, dal mio papà sempre con il sorriso e con quella passione straordinaria che a tratti diventava contagiosa. Io ero lì, e mi ricordo che già a 8 anni mi veniva concesso di sistemare i bignè nei pirottini, oppure di assaggiare la montata dei tuorli pastorizzati per le bocche di dama: era davvero fantastico. Dopo le scuole medie, quindi, cominciai a progettare il mio futuro, che ovviamente immaginavo qui: nessuno mi ha mai costretto a fare questo lavoro. La mia famiglia, infatti, mi ha sempre ripetuto che la cosa più importante è fare quello che più ci appassiona, ed io, anche se la vita del pasticcere è fatta di eterno sacrificio, di un continuo dire no a tante cose – alle uscite con gli amici, al giorno di vacanza a Natale, a Capodanno, a Pasqua – sono sempre stato convinto che questo sia il lavoro più bello del mondo.

Decisi così di iscrivermi all’Alberghiero, frequentando tre anni a Santa Cesarea e due ad Ugento; in quegli anni alternavo scuola, lavoro e corsi formativi che le aziende che producevano le nostre materie prime mettevano a disposizione degli aspiranti professionisti. Lavoravo anche la domenica, e poi l’estate: ci fu un anno in cui di giorno ero in pasticceria e di sera in una pizzeria. In quegli anni ho avuto l’opportunità, grazie a mio padre, di affiancare grandi maestri nelle dimostrazioni e nelle fiere internazionali: la più famosa era il Siepa di Rimini, dove ho incontrato Gianluca Fusto, Francesco Mangialardi e altri tecnici prestigiosi, imparando come la pasticceria sia un settore in continua evoluzione. Questa è la filosofia che ha sempre contraddistinto il mio approccio a questa vita: solo chi ha grande passione per questo lavoro può progredire e diventare un vero professionista.

Proprio quella passione mi ha portato a scegliere nel 2015 l’Accademia iCook del Maestro Luca Montersino e di Francesca Maggio, a Chieri, dove chef pasticceri del calibro di Stefano Laghi, Gianluca Aresu, Piergiorgio Giorilli e lo stesso Montersino – nel cui laboratorio “Golosi di salute” di Monticello d’Alba ho frequentato uno stage formativo – hanno allargato i miei orizzonti professionali.
Quei concetti e quelle idee ho portato al Café dei Napoli quando ho deciso di tornare a casa, nel mio Salento. Dove la mia stella polare rimane sempre quella: la passione.

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